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Metroid Dread

Metroid Dread - Nello spazio nessuno può sentirti urlare

Il gioco che non vorrai perderti su Nintendo Switch.

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Tempo. Una valuta che, al giorno d'oggi, sta diventando sempre più preziosa quando si tratta di videogiochi. Nonostante una pandemia che ha arricchito le nostre library con titoli da recuperare, approfittando della solitudine in cui il distanziamento sociale ci ha intrappolato, le ore a disposizione da dedicare alla nostra passione non sono comunque mai sufficienti. Stanca di una politica di recensioni da consegnare con il cronometro in mano, complice anche un codice arrivato al giorno del lancio, ho deciso di prendermi tutto il mio tempo a disposizione con Metroid Dread.

Lentezza, pazienza, ma soprattutto una voglia smisurata di godermi il gioco senza quella dannata ansia che annichilisce qualsiasi desiderio di gustarsi un'esperienza videoludica. In fin dei conti, abbiamo aspettato 20 anni per mettere le mani su Dread; perché mai avrei dovuto sprecare questa occasione ghiotta per il semplice gusto di arrivare con una recensione scritta in fretta e furia, soprattutto quando tutti gli altri «grandi» dell'editoria italiana sono già usciti?

Detto questo, mi scuso per questo lungo preambolo, ma era necessario per dare un contesto ai lettori di GameReactor Italia sul motivo per cui questa recensione di Metroid Dread spunta solo ora tra le pagine del portale. Ma ora passiamo i fatti: com'è questo Metroid Dread?

Metroid Dread
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Incredibile. Equilibrato. Difficile al punto giusto. Potrei riassumere in questo modo, in queste poche righe, la mia esperienza con Metroid Dread. Lasciate perdere le invettive di David Jaffe di qualche giorno fa: il nuovo gioco per Nintendo Switch, con protagonista la cacciatrice di taglie più amata del mondo dei videogiochi, è tutt'altro che un'esperienza complicata. La definirei complessa, piuttosto - e si sa, di questi tempi, le parole sono molto importanti - un prodotto multi-stratificato, che si apre a molteplici letture e che invita il giocatore al ragionamento. A pensare. Ecco, pensare: Metroid Dread è un gioco che, nei suoi primi dieci minuti, ti fornisce tutte le sue regole - poche, basilari, e di facile lettura - che bisogna tenere a mente per tutta la sua durata. Sottostare a questi principi fondamentali permette al giocatore di approcciarsi nel modo giusto all'esperienza, di acquisire quella forma mentis essenziale per poter procedere senza intoppi.

In questo, Dread, è squisitamente old-school. Richiede al giocatore di aprire la mente, di calcolare al millimetro qualsiasi decisione o mossa e, soprattutto, di saper leggere ciò che vede a schermo, che si tratti della mappa, del boss di turno e degli E.M.M.I. Il titolo di MercurySteam non è mai ingiusto: fornisce all'utente tutti quegli strumenti per proseguire, imparando e apprendendo un po' alla volta tutte quelle abilità che Samus può sfruttare a proprio vantaggio. C'è un bel senso di progressione in Dread: non si ha mai la sensazione di rimanere indietro, ma, anzi, ogni passo in avanti compiuto - anche se comporta lacrime e sangue - dà un senso di appagamento senza precedenti.

Metroid DreadMetroid Dread

Il senso di sfida che offre Metroid Dread è assolutamente equo. Combinando tutti gli elementi di gameplay visti nei precedenti quattro titoli della serie principale, l'esperienza che restituisce Dread è, tuttavia, molto moderna, con tante nuove idee in campo che permettono al gioco di resistere alle pieghe del tempo. Le abilità di Samus in Dread sono parecchie, ma il modo in cui vengono introdotte - con una cadenza precisa - non tende mai a sopraffare il giocatore. Abbiamo tutto il tempo per imparare ad usarle, apprenderle e padroneggiarle nel modo giusto. E, proprio per questa ragione, le critiche mosse nei confronti della sua presunta difficoltà mi sembrano ingiuste: Metroid Dread non è difficile, solo impegnativo. Richiede al giocatore di entrare nel suo ritmo e di destreggiarsi con le tante abilità a disposizione, riflettendo bene su quelle che possono essere le più adatte per muoversi nella sua mappa tentacolare.

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E poi c'è la fluidità di Samus: quanto è appagante muoversi in compagnia della leggendaria eroina, mentre scivola, si appallottola, si nasconde, salta e si aggrappa a diverse sporgenze, mentre tenta di sfuggire all'E.M.M.I. o al boss di turno. Sparare, correre, saltare è tutto incredibilmente dinamico e rilascia quel giusto livello di endorfine in corpo da permettere di godersi appieno l'esperienza, senza mai annoiarsi. Sì, perché nonostante il suo approccio classico, Metroid Dread si conferma moderno e potente, e tiene i suoi giocatori costantemente impegnati, alternando piccoli enigmi e grandi combattimenti, senza mai perdere colpi.

Tutto questo, senza dimenticare quanto sia sorprendente a livello visivo. Anche se ho scritto le prime impressioni sul gioco provandolo su Nintendo Switch - Modello OLED, questa recensione è stata scritta giocando al titolo su una Switch standard. Sì, certo, il nero è meno nero, l'illuminazione è meno spettacolare rispetto alla versione OLED, ma visivamente Metroid Dread resta comunque sorprendente. Ciò che mi è piaciuto di più in assoluto è che, nonostante i numerosi effetti a schermo, il gioco non perde neanche un frame, rendendo l'intera esperienza di gioco bella come non mai prima d'ora. Le cutscene sono ben dirette, restituendo quella giusta dose di brivido quando ci si immerge nelle viscere del pianeta ZDR, così come l'uso della profondità di campo mentre si gioca. Pur essendo un gioco in 2D, Metroid Dread offre scorci e dettagli in secondo piano che arricchiscono il mondo di gioco, rendendolo pieno di dettagli e visivamente appagante.

Metroid DreadMetroid DreadMetroid DreadMetroid Dread

In quella che sembra una lettera d'amore a tutti gli effetti, c'è tuttavia un aspetto che non ho amato in Metroid Dread: la mappatura di alcuni controlli. Lo confesso: non ho giocato quasi mai con i Joy-Con perché ho preferito gustarmi il gioco in modalità TV, usando un Controller Pro, e ho trovato assurda la scelta di alcuni comandi. Prima tra tutti, la scelta di mappare il lancio dei razzi su R + Y, oltre al fatto che per mirare con precisione - in un gioco in cui la precisione è tutto - devi premere in contemporanea anche il pulsante L. Tre pulsanti che, alla lunga, diventano macchinosi, soprattutto quando il ritmo del gioco aumenta a dismisura nelle fasi più avanzate. Chiamatela «questione di gusti» o «essere scarsi» - lascio a voi il giudizio, ci mancherebbe - ma continuo a pensare che MercurySteam avrebbe potuto lavorare con maggiore modernità su questo aspetto.

Ma questa è solo una piccola, insignificante critica, ad un gioco che ti rapisce, ti divora e ti risputa offrendo un bel senso di appagamento. A distanza di quasi 20 anni da Metroid Fusion, Dread ci riporta nella letteratura classica di Metroid con un titolo che, anche se non è rivoluzionario, permette alla serie di restare al passo con i tempi, combinando insieme modernità e tradizione. Se è valsa la pena aspettare tutto questo tempo prima di mettere le mani su Metroid Dread? Assolutamente sì, perché - in tutta questa annata - non ho giocato a nulla di così avvincente (ad eccezione di Returnal) che mi abbia spinto ad accendere la mia Nintendo Switch, tirare un sospiro con determinazione e dire: «Allora, a noi due!». Grazie Samus, ora aspetto solo Metroid Prime 4, nella speranza di non dover attendere due decenni anche per quello.

Metroid Dread
09 Gamereactor Italia
9 / 10
+
Fluido, scattante, avvincente; Un gameplay dinamico e mai noioso; Un bel mix tra classico e moderno; Visivamente sorprendente, anche su Switch standard. Un paio di boss gustosamente impegnativi.
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La scelta di alcuni schemi di controllo un po' datati.
overall score
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