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Star Wars: The Rise of Skywalker

Star Wars: L'Ascesa di Skywalker

Arriva nelle sale l'ultimo film della terza trilogia di Star Wars. Ma è la conclusione che aspettavamo?

JJ Abrams è un maledetto paraculo. Non abbiamo paura a dirlo ad alta voce, soprattutto dopo la visione di L'Ascesa di Skywalker, il nono ed ultimo capitolo della terza trilogia di Star Wars uscito lo scorso 18 dicembre. Riprendendo in mano il progetto dopo che Rian Johnson è stato accompagnato gentilmente alla porta dopo il controverso Gli Ultimi Jedi - che ha fatto incazzare un po' tutti, soprattutto quelli che si auto-definiscono "i veri fan di Star Wars" (che poi, cosa vorrà mai dire?) - Abrams ha inanellato una serie di mosse nel tentativo di salvare capre e cavoli, utilizzando lo stesso schema "furbetto" e citazionista visto in Il Risveglio della Forza, ma appoggiandosi indubbiamente anche a ciò che Johnson gli ha lasciato in eredità. E da qui la nostra ragione per definirlo (poco professionalmente) "un paraculo".

E da qui il fastidio, mutuato dopo un paio di giorni di riflessione dalla sua visione. L'Ascesa di Skywalker è un film democristiano, che non prende mai una posizione, ma cerca in tutti i modi di accontentare tutti: che siano i vecchi fan delusi da una nuova trilogia incapace di veicolare il vero significato di Star Wars (quale?) o quelli nuovi, che hanno costruito un forte legame con i nuovi personaggi di questa nuova saga, a partire dai due protagonisti Rey e Kylo Ren. Il risultato? Una pellicola che è indubbiamente appagante da un punto di vista visivo, che va a toccare le corde giuste di chi segue la saga sin dai suoi albori (che ovviamente non possiamo toccare qui per evitare spoiler), che butta dentro nel mucchio vecchio e nuovo, ma che manca di sostanza. Parecchia sostanza.

Star Wars: The Rise of Skywalker

È vero, tutti i nodi vengono al pettine, non mancano colpi di scena - alcuni dei quali già si intuivano praticamente da Il Risveglio della Forza, ma abbiamo fatto finta di non sapere - ma da un punto di vista del dispiegamento narrativo e dell'analisi dei suoi personaggi, L'Ascesa di Skywalker fa acqua da tutte le parti. D'accordo, c'è la soluzione finale, uno scontro finale pazzesco che ti lascia la pelle d'oca, ma prima, durante e dopo la visione, c'è un solo ed unico pensiero che ti accompagna, un solo quesito: perché? Non possiamo andare a fondo della questione perché si rischierebbe di svelare alcuni dei presunti segreti (di Pulcinella) del film, ma una cosa vorremmo dirla: perché JJ Abrams ha deciso di violentare in quel modo Kylo Ren? È molto probabile che il nostro malessere sia dovuto in parte dal fatto che è il personaggio con cui abbiamo legato maggiormente nel corso dell'ultima trilogia, ancor più di Rey - una protagonista femminile posticcia e vuota sin dal primo film, su cui Disney ha puntato tutto per dare alle ragazzine un'eroina in cui identificarsi (e un contentino per i benpensanti).

Non stiamo mettendo in discussione l'iter del personaggio - che è ciò che ci saremmo aspettati e, anzi, era l'unica strada percorribile - ma è per il modo (assurdo) in cui è stato fagocitato dagli eventi del film. In cui scompare, letteralmente. Il suo arco narrativo è stato affrettato nel modo peggiore possibile per dare più spazio alla nuova speranza Rey, interpretata da una Daisy Ridley assolutamente sottotono, che non sembra riuscire a tenere testa nemmeno all'ologramma di Carrie Fisher. In una delle sequenze cardine del film, fa persino sorridere che l'ottimo Adam Driver - qui nel pieno della sua forma - riesca letteralmente a mangiarsela, senza dire neanche una parola.

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Il problema di L'Ascesa di Skywalker è che non è, nel complesso, un brutto film; anzi, vanta un buon ritmo (ad eccezione di una sequenza allungata all'eccesso, solo ed esclusivamente per allungare il brodo), dosa nel modo corretto vecchi e nuovi personaggi, strappa più di una risata e di una lacrima nei momenti giusti. Insomma, è una pellicola che è stata sapientemente studiata a tavolino (ce lo vediamo JJ Abrams con goniometro e squadra ad architettare il suo "piano di battaglia"), che va a toccare i punti giusti, ma che purtroppo manca di un'anima autentica. E non stiamo parlando di vero Star Wars o fake Star Wars, parliamo di L'Ascesa di Skywalker come prodotto filmico autonomo e scevro da qualsiasi riflessione sulla saga ideata da George Lucas.

Star Wars: The Rise of SkywalkerStar Wars: The Rise of Skywalker

È un film molto confuso, che getta in pasto agli spettatori tanti, troppi fili da ricongiungere e a cui, il più delle volte, non viene data una spiegazione sensata. E badate bene, non stiamo parlando dello "spiegone finale" perché quello c'è, ma di tutto ciò che muove le intenzioni dei singoli personaggi di questa saga. Nessuno, ma proprio nessuno, viene correttamente contestualizzato e approfondito all'interno delle dinamiche narrative, ma sembra che tutto sia mosso da un grande burattinaio (JJ) che non ha la minima idea di ciò che sta facendo. Perché è svogliato, poco motivato a finire ciò che aveva iniziato (cit.) e perché, forse, per Star Wars è giunto il momento di prendersi una pausa. Da tutto, da tutti, con un reset pari allo schiocco di dita di Thanos.

Proprio come Kylo Ren/Ben Solo ci troviamo ad un bivio: lato chiaro o lato oscuro della Forza? L'Ascesa di Skywalker è un film controverso, ma per i motivi sbagliati. È una pellicola che ti lascia appagato appena esci dal cinema, ma che ti trasforma e ti logora da dentro a pochi giorni dalla sua visione. Non ti lascia in mano nulla, se non una serie di domande a cui non riesci a dare una risposta precisa perché il suo regista aveva fretta di chiudere una trilogia che è partita sin da subito nel modo sbagliato: con l'intento di strizzare l'occhio al vecchio pubblico, rimpastando il passato senza mai osare davvero. Ci stiamo trovando nella situazione paradossale in cui si potrebbe iniziare a rivalutare la seconda odiatissima trilogia, dove almeno c'era una coerenza e anche un po' più di coraggio e audacia.

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Non bocciamo L'Ascesa di Skywalker perché sarebbe ingiusto da un punto di vista cinematografico in senso stretto, ma un segnale vogliamo darlo nel nostro piccolo: Star Wars merita un trattamento migliore, senza sotterfugi e scappatoie. La prima trilogia degli anni Settanta e Ottanta aveva mandato un messaggio preciso al cinema: innovare, portare qualcosa di nuovo nelle sale e di cui il pubblico potesse appassionarsi. Non abbiamo più bisogno di copia-incolla fatti male perché, si sa, la copia non sarà mai uguale all'originale. Rivoluzione e cambiamento come parola d'ordine. Ma non solo da parte di chi produce Star Wars, ma anche da parte di chi lo guarda. Imparare a guardare il tutto con occhi nuovi, senza nostalgie del passato. Perché davvero, non ne abbiamo più bisogno.

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06 Gamereactor Italia
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